Fistomba Social Park, inaugurato il “tempio”

Lino Gastaldello realizza il progetto pensato tre anni fa
Concerto inaugurale dei Koma Wawe
di Enrico Daniele


“Finalmente sono riuscito a realizzare un progetto nato tre anni fa”.
Saluta così il pubblico – composto perlopiù dai suoi amici – Lino Gastaldello, patron del Fistomba Social Park, dal palco di quello che lo stesso gestore definisce il “tempio”.

Sì, perché nell’idea progettuale di Gastaldello, c’era proprio quella di creare uno spazio chiuso, raccolto, quasi intimo, dove poter prolungare il cartellone delle manifestazioni che caratterizza e tiene vivo da molti anni le serate estive al Parco Valentini Natale (ex Fistomba).
Sabato 21 ottobre 2017 il progetto si è finalmente svelato al pubblico. Perciò vi si potranno apprezzare le proposte musicali (oltre al buon cibo della cucina) in un’atmosfera calda, profumata dal legno che caratterizza l’intera struttura, appendice sobria ma accogliente dell’originario spazio bar.

Ad aprire la serata inaugurale non potevano essere altro che i Koma Wawe, formazione nella quale Lino è il “front man”. Con lui i fratelli Santacatterina, Enrico alla chitarra e Carlo alle tastiere, Enrico Dal Bosco e il suo sax, Carlo Calore al basso e “special guest” Massimo Giacomini alla batteria.
Il sestetto ha sfoderato tutto il brillante repertorio fatto di funky, ska, raggae, scritto e musicato negli anni ’80, condito dai testi (rigorosamente in dialetto veneto) che, nonostante gli ormai trent’anni e più da quando furono editati, sono ancora di strettissima attualità.

Non è stato ancora reso noto il calendario dell’attività invernale ma le aspettative sono tante e non vi è dubbio sulla qualità di ciò che Lino e il suo staff saprà presentare al pubblico degli affezionati.

“E qualcosa rimane”: parte la stagione dei concerti al Cinema REX di Padova

Mina, Gaber, Nomadi e De André: dedicati a loro i primi 4 concerti
La Memoria, le Donne, il Viaggio e l’Amore i temi trattati nella seconda parte della rassegna.

di Enrico Daniele
Inizia sabato 14 ottobre 2017 “E qualcosa rimane”, la stagione dei concerti al Cinema Rex di Padova. Continua a leggere

Un grande successo la prima di The BigBeat

“Sold out” al debutto dello spettacolo ideato da Ivo Zorzi con le musiche dei Beatles

di Enrico Daniele
(foto per gentile concessione di The BigBeat)

Sabato 9 settembre al teatro San Tommaso Moro di Piombino Dese è andata in scena la prima assoluta di The Big Beat, Continua a leggere

The BigBeat, l’amore, la guerra in un decennio che ha cambiato la storia

A pochi giorni dal debutto l’intervista a Ivo Zorzi, ideatore dello spettacolo con le musiche dei Beatles

Ivo Zorzi, ideatore e coautore assieme a Francesco Boschiero dello spettacolo musical-teatrale The BigBeat, una storia d’amore ambientata nell’epoca sfolgorante dei Beatles

di Redazione
(foto di Nicola Fasolato)

Dei Beatles e sui Beatles si è fatto e scritto di tutto. Di loro conosciamo ogni minimo dettaglio.
E non potrebbe essere diversamente per un gruppo che con le loro canzoni ha influenzato non solo il mondo della musica, ma anche quello dei costumi, della moda e del pensiero di intere generazioni. Un fenomeno mediatico mondiale che, in un’epoca dove non esisteva internet, è riuscito a contaminare tutti.

Tuttavia, qualcosa non era ancora stato fatto, così almeno ne è convinto l’ideatore di The BigBeat, lo spettacolo musical-teatrale ideato e realizzato da Ivo Zorzi, apprezzato chitarrista e cantante in molte formazioni (ndr, Sgt Pepper’s Beatles tribute band, DOC, Ivo musicante e i banditi presi per caso, Maurizio Boldrin’s Band)
Musikkoman lo ha incontrato a qualche giorno dal debutto dello spettacolo che avverrà presso la Sala San Tommaso Moro di Piombino Dese.

MK: “Ivo, quando hai maturato l’idea di uno spettacolo sui Beatles?”
Zorzi: ”L’idea mi è venuta nel 2015, mentre partecipavo come attore al JCS Superstar con la compagnia CDM, dove interpretavo Giuda. Nella mia mente mi sono immaginato di mescolare i testi e le musiche dei Beatles con una storia d’amore rappresentata da attori di teatro, unitamente alle coreografie di un corpo di ballo”

MK: “Non propriamente un musical quindi…”
Zorzi: “No, assolutamente. Né musical, né teatro, ma un qualcosa di più che mi risulta non essere mai stato fatto. Tra l’altro questo è ciò che più mi preoccupa. E’ una prima volta per tutti, per me e per il pubblico che mi auguro possa apprezzare l’idea”

MK: “Un’idea nuova quindi. Per realizzarla hai dovuto unire gli attori di una compagnia teatrale, di un corpo di ballo, di un gruppo di musicisti”
Zorzi: “…e di un regista che sapesse interpretare le mie idee e fosse in grado metterle in scena. É stato il lavoro più difficile perché senza un regista lo spettacolo non poteva essere realizzato. Non ti nascondo che ho faticato molto a trovarlo e dopo alcuni tentativi ho incontrato Francesco (ndr, Francesco Boschiero, regista, attore, e direttore artistico di eventi culturali). La cosa stupefacente è che lui non conosceva per nulla i Beatles, nemmeno i loro maggiori successi …lui è più giovane di me e probabilmente non ne aveva mai avuto l’occasione. Sta di fatto che, quando gli ho proposto l’idea, è stato subito entusiasta di esserne il regista e di accettare una sfida mai combattuta da nessuno.”

MK: “Parlaci dello spettacolo”
Zorzi: “È la storia di due innamorati Jude e Lucy, che vivono l’America nel decennio dai ’60 ai ’70. Crescono con i loro amici in un’epoca controversa, dove i costumi e le idee stavano cambiando, sullo sfondo di una guerra (ndr, quella del Vietnam, la prima ad essere trasmessa in tv) che non era piaciuta a nessuno ed aveva scatenato i movimenti pacifisti di tutto il mondo. Colonna sonora le musiche dei Beatles che dagli inizi, contaminate dal rock’n’roll, passeranno poi a quelle più psichedeliche nell’epoca caratterizzata dalle più disparate sperimentazioni di ogni tipo di droghe, sino ai “figli dei fiori”, l’epoca dell’amore libero. Ecco, in breve sintesi, la trama: tutto ruota sostanzialmente intorno ad una parola, anzi, alla parola più usata nelle canzoni dei Beatles, declinata in altrettante infinite situazioni, in un concetto universale: love.”

MK: “Se posso permettermi, trovo l’idea eccezionale, veramente!”
Zorzi: “Lo spero, anche se ti devo dire che all’entusiasmo e all’impegno di tutti i protagonisti dell’opera, affidati alla sapiente direzione di un regista che ha faticato non poco a mettere su un unico binario tutti i nostri istinti che ci avrebbero portati in direzioni diverse, ora subentra una notevole tensione, una paura che, mi auguro, sparisca nel momento in cui il sipario si aprirà la sera della prima (ndr, sabato 9 settembre).”

MK: “Cosa ti aspetti di trovare in fondo a quello che tu definisci un “salto nel buio”?”
Zorzi: “In fondo al salto mi piacerebbe trovare uno spettatore emozionato in maniera diversa. Nei 5 quadri dello spettacolo, vorrei che ogni spettatore ne trovasse almeno uno che lo identifichi e che lo lasci con “un cuore grande così”.

Allarga le braccia Ivo quando pronuncia la parola “cuore” con la sua caratteristica “erre” arrotata, e contemporaneamente i suoi occhi brillano di luce. Segno evidente che quel “salto nel buio” se da una parte lo preoccupa, dall’altra lo spingono ad accettare una sfida con entusiasmo e che noi tutti ci auguriamo possa vincere alla grande!

E, come si suol dire in questi casi, tanta m….a, m….a, m….a Ivo!

La Redazione di Musikkoman™

Il piccolo delfino ci ha lasciato: addio a Mario Pace

di Redazione
(foto dal sito www.idelfini.net)
Malato da tempo, era il batterista dei Delfini

Mario Pace, batterista dei Delfini ci ha lasciato. Era malato da tempo. Se ne va così uno dei membri storici del complesso che, assieme ai Ragazzi dai Capelli Verdi di Franco Maria Serena e ai Royals di Lele Zambon, hanno marchiato a fuoco la storia della musica italiana dai primi anni ’60 sino alla metà dei ’70.
Mario era il più piccolo (anche di statura) del complesso. Aveva diciannove anni quando ancora studente del liceo artistico entrò a far parte dei Delfini e con lui Renzo Levi Minzi, Sergio Magri, Giorgio Castellani e il compianto Franco Capovilla. Resterà sempre con loro, anche quando Castellani (convinto dal padre) dovette lasciare il gruppo per dedicarsi completamente agli studi, proprio nel momento in cui i Delfini conobbero il successo grazie all’incontro con la CDB di Carmine de Benedittis.

I Delfini: Mario Pace è il primo a sinistra, con Franco Capovilla, Sergio Magri e Renzo Levi Minzi

“Aveva un carattere strano, introverso, taciturno e serio. Pareva avere grandi preoccupazioni ma era solo un’impressione” – ricorda una sua biografia. “Il suo pensiero era continuamente al lavoro per trovare nuovi arrangiamenti e nuove battute da aggiungere al suono pulito della sua batteria e non appena seduto sul suo sgabello con davanti i piatti e la grancassa esplodeva improvvisamente dimenticando la sua timidezza”.
Ebbi occasione di conoscere Mario Pace durante il Bacchiglione Beat del 2015. Me lo presentò Franco Maria Serena che lo invitò anche al successivo ricordo di “Titti Capovilla” a settembre, all’arena di Montemerlo dove lo intervistai, assieme a Giorgio Castellani e a Sergio Magri.
Fu difficile per me immaginare che quel gentile e riservato signore ormai in età, fosse stato l’idolo delle ragazzine delle spiagge jesolane o delle serate alla “Capannina” di Arsego, quando con i Delfini batteva i ritmi delle canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones. Mai lo avrei pensato al “Piper” di Roma o all’ “Ed Sullivan Show” nella loro poco fortunata trasferta negli Stati Uniti, riscoprendolo poi nei vecchi filmati Rai che ancora si trovano su You Tube.

“Negli anni ’60 c’era un tirocinio da effettuare, alla fine del quale se il gruppo aveva delle doti o un discografico che credeva in loro il cerchio si chiudeva con l’incisione del tanto sospirato primo disco. Quattro studenti di Padova non sfuggono a questa regola e fu così che Franco, Mario, Renzo e Sergio diventarono i Delfini, un nome che evoca il mare e gli spazi aperti, come la loro musica”, si legge nel sito www.idelfini.net

Ancora un immagine dei delfini: Mario Pace, primo a sinistra, con Franco Capovilla, Renzo Levi Minzi e Sergio Magri

“Stasera sono solo” (High hell sneekers ) un brano di successo dei Delfini: oggi siamo soli un po’ anche noi.
Ciao Mario.

(Non appena resa nota, comunicheremo luogo e data delle esequie)

Il rock in sala operatoria

di Redazione
(foto dal sito Scegliere Salute)
É la musica preferita dai chirurghi che ascoltano AC/DC, Led Zeppelin, Rolling Stones, Clapton e Bowie.

Che la musica sia ascoltata nei luoghi più disparati, questo è un dato di fatto e l’avvento delle nuove tecnologie fa sì che si possa ascoltare musica a tutte le ore. Continua a leggere

Margherita Cazzuffi: artista a tutto tondo al debutto con il suo “L’Amore viene e va”


di Enrico Daniele

(foto di Redazione)
Un successo la prima al Parco della Repubblica di Cadoneghe.

L’emozione della prima volta non ha tradito Margherita Cazzuffi, cantautrice e attrice padovana con una lunga esperienza in Italia e nel mondo.
Ieri sera sul palco del Parco della Repubblica di Cadoneghe, nell’ambito della rassegna “E…state a Cadoneghe 2017” patrocinata dalla loca Pro Loco e dal Comune di Cadoneghe, ha debuttato con lo spettacolo “L’Amore viene e va” (di cui e autrice ed interprete). Continua a leggere

Maurizio Boldrin & Friend’s: applausi a scena aperta

di Redazione
(foto di Redazione)
In concerto nella sua Piazza Duomo gremita di appassionati

Entusiasmante concerto in Piazza Duomo a Padova ieri sera di uno dei miti viventi della musica padovana, Maurizio Boldrin, eclettico batterista, unico nel suo modo di scandire i ritmi dallo strumento più amato, che lo distingue in maniera inconfondibile.
Nella cornice di una delle più belle piazze di Padova, chiusa tra il Duomo ed il suo Battistero, il Palazzo del Monte di Pietà e il Museo Diocesano, Boldrin e la sua band hanno intrattenuto il folto pubblico seduto ai tavolini del Caffé al Duomo e del Gancino.
Con Ivo Zorzi, front man, estroso cantante e chitarrista, Fabio Betto all’altra chitarra e Mauro Bonaldo al basso, il concerto ha spaziato tra i generi più amati, passando dalle sonorità country rock dei Creedence, a quelle blues di Ray Charles, al rock’nroll di Presley e, naturalmente, alle intramontabili canzoni dei Beatles. Il tutto rielaborato secondo personalissimi arrangiamenti che ne hanno fatto interpretazioni uniche, cariche di ritmo e vitalità che hanno esaltato le performance dei quattro bravi artisti.

Bacchiglione Beat 2017: Lorenzoni ospite della serata conclusiva

di Redazione
(foto Paul Le Dik)
Ancora grande pubblico alla serata che ha concluso la prima parte del festival
La sorpresa: la visita del vice sindaco Lorenzoni che si complimenta con l’organizzazione
A settembre due date al Fistomba

La 21° edizione del Bacchiglione Beat 2017 si è conclusa con la quarta serata al Portello, prima delle due repliche al Fistomba, previste il 9 e 10 settembre.
La manifestazione organizzata da Franco Maria Serena, mito vivente del beat italiano, ha avuto come ospiti altri miti dell’epoca beat italiana: ieri sera sullo “zatterone” del Portello è arrivato Lele Zambon dei Royals, complesso beat diventato famoso per aver interpretato (al posto di Guccini) la cover di Mrs. Robinson del duo Simon & Garfunkel inserita nella colonna sonora de Il Laureato, film che fece conoscere al mondo Dustin Hoffmann.
Le Jene, formazione cittadellese con a capo Roberto e Giancarlo Zulian hanno ricordato un altro grande del beat, Alfredo Frizzarin, eclettico bassista e colonna portante di molti gruppi musicali, già vice presidente del Bacchiglione Beat (eredità raccolta proprio da Roberto Zulian), scomparso nel 2015.
La serata era stata aperta dai St Lorentz Street, gruppo country rock di Abano Terme con la bella voce di Gaia Zoroaster, mentre The White Blues hanno sfoderato il loro talento scaldando il folto pubblico interpretando i successi dei Beatles.
La Royal Family di Lele Zambon ha messo in luce le doti canore di Beatrice, voce e figlia d’arte, “talis pater!”, segno che il dna di famiglia è più che una garanzia anche sul palcoscenico.
La chiusura è stata affidata alla Serena Rock Band dell’inossidabile Franco Maria Serena con interpretazioni dei successi stranieri degli anni ’60 arrangiati in maniera molto personale, ricchi di sfumature e costruiti a proposito per esaltare le doti canore dell’ex “Ragazzo dai Capelli Verdi” che, nonostante lo scorrere del tempo, riesce sempre ad entusiasmare il grande pubblico che lo segue.
Tra questi la sorpresa, ieri sera, di un “piacevolmente sorpreso” Arturo Lorenzoni (al centro nella foto di gruppo), neo vicesindaco insediatosi a fianco di Sergio Giordani alla guida del Comune di Padova. Lorenzoni ha salutato il pubblico del Portello, ricambiato da un lungo applauso, esprimendo meraviglia e compiacimento per una manifestazione che si svolge poco lontano dal suo ambiente di lavoro (è professore universitario di Economia dell’Energia) e fermandosi per ascoltare l’esibizione di Serena, concedendosi poi nel finale per la foto di gruppo.
Il saluto e i ringraziamenti finali del presentatore, Enrico Daniele, con il rimando alle due serate del 9 e 10 settembre al Parco Venturini (ex Fistomba), ha concluso la prima parte di un festival che quest’anno rischiava di non essere realizzato a causa di problemi burocratici.

Bacchiglione Beat 2017: a settembre si replica

di Redazione

Molto partecipata anche la terza serata
L’annuncio di altre due date conclusive a settembre
E stasera sera clou con Lele Zambon dei Royals e la Serena Rock Band

La terza serata della 21esima edizione del Bacchiglione Beat ha registrato la consueta grande affluenza del pubblico incurante della giornata torrida.

La serata si è aperta con il ritorno sulla scena dei Ghibli, la band facente capo al suo fondatore, Maurizio Cappellari che ha ricordato Paolo Giuffrida (ex ragazzo dei Capelli Verdi, scomparso nel 2007) che con Cappellari fondava il gruppo dopo aver lasciato i Ragazzi dai Capelli Verdi, arrivato sino ai giorni nostri e per la prima volta sullo “zatterone” del Portello.

Dopo i Ghibli, un altro apprezzato ritorno: quello de La Vecchia Maniera, gruppo di Este con un repertorio improntato sulle canzoni italiane di De André, Nada, Mannoia e altri grandi autori italiani.

E’ toccato poi ai CCR & Co. traghettare la serata con le sonorità dei Creedence Clearwater Revival e di John Fogerty, di cui sono apprezzata cover band, per arrivare ai Pythagora, storica band padovana fondata nei primi anni ’70 e tutt’ora attiva. Un repertorio ricco con il graditissimo omaggio a Carlos Santana proprio nel giorno del 70esimo compleanno del grande performer messicano.

A conclusione di una magnifica serata l’esordio sul palco in questa edizione di Franco Maria Serena, inossidabile e instancabile organizzatore del Bacchiglione Beat. Accompagnato dagli Electric Shock, Serena si è addentrato nei temi più cari della melodia classica italiana con gli inevitabili omaggi a I Delfini, I Corvi, l’Equipe 84 e naturalmente, ai suoi Ragazzi dai Capelli Verdi. Apprezzata da pubblico una personalissima reinterpretazione di “Sapore di sale” di Gino Paoli.

Al termine il lieto annuncio di Enrico Daniele, presentatore della serata, che informa il pubblico delle due date al Parco Venturini (ex Fistomba) previste per il 9 e 10 settembre, a concludere la 21esima edizione del Bacchiglione Beat che, mai come quest’anno, ha rischiato di non essere realizzata a causa di alcuni problemi burocratici.

Stasera quarta e ultima serata sullo zatterone del Portello con i St. Lorentz Street, Le Jene, The White Blues, Lele Zambon & Royal Family e in chiusura la Serena Rock Band.

La Redazione di Musikkoman™