Perché ho fatto il mimo? Un antidoto alla mia innata timidezza.
di Enrico Daniele
Foto per gentile concessione di Carlo Agostini
In occasione del suo 70° compleanno, abbiamo incontrato il Mimo Charlie, al secolo Carlo Agostini. E lo troviamo nel suo piccolo regno, il Cinema Rex, nel quale ha condiviso ed allietato il pubblico padovano con innumerevoli spettacoli di successo.
“Chi parla tanto accelera senza inserire la marcia“ scriveva Mogol.
“Per questo ho deciso di fare il mimo“, gli fa eco Charlie, rispondendo alla nostra domanda sul perché abbia scelto di praticare un’arte antica, quasi dimenticata dagli artisti di oggi, che con i gesti e le movenze esprime ciò che le parole, da sole, non sempre riescono a dire.
MKM: Da quanto tempo fai il mimo e da dove nasce questa tua passione?
Charlie: Proprio a marzo di quest’anno sono 51 anni che faccio il mimo. Infatti, ho cominciato nel 1974.
La passione nasce forzatamente: un antidoto alla mia difficoltà di parlare in pubblico. Da giovane ero molto timido – un po’ lo sono ancora – e facevo fatica ad esprimermi a parole di fronte ai miei compagni.
Perfino le interrogazioni orali, a scuola, le facevo sotto forma scritta. Ricordo che in quarta elementare la maestra mi fece fare una scenetta dove non dovevo parlare e mi trovai a mio agio; tuttavia, la passione per la mimica nacque quando avevo 19 anni. Mi piaceva il teatro, ma non recitare e iniziai come artista di strada.
MKM: Quali sono stati i tuoi punti di riferimento artistico?
Charlie: Certamente il primo artista cui mi sono ispirato è stato il grande Charlie Chaplin e successivamente Marcel Marceau, autore di una mimica straordinaria. Sono rimasto impressionato soprattutto da Gaber che oltre ad essere un grande cantautore, aveva una notevole gestualità.
Ma alla lista aggiungerei i grandi attori comici come Stanlio e Ollio, Jacques Tati, lo spilungone transalpino che recitava in giacca e cravatta, l’inarrivabile premio Nobel Dario Fo e il gruppo cabarettistico milanese de I Gufi.
MKM: Qual è il ricordo più bello che ti ha regalato la tua arte?
Charlie: Nella mia carriera artistica ho contato più di duemila spettacoli nei palchi cittadini, in Italia e anche qualche puntatina all’estero, a volte davanti a pochi intimi ma anche a 10.000 spettatori.
Senz’altro l’emozione più grande della mia vita esibirmi per mezzora al PalaEur di Roma di fronte a così tanti spettatori in attesa dell’intervento di Papa Wojtyla. Alla fine, mimavo sulle note di “L’anno che verrà” di Lucio Dalla con tutti i 10.000 del pubblico che si misero a cantare!
Poi, uscendo dal palco, incrociai il Santo Padre che, con mia estrema sorpresa, mi disse: “Ci diamo il cambio…abbiamo lo stesso nome…”. Un episodio che non dimenticherò mai. Comunque, ogni volta che riesco a strappare un sorriso al pubblico beh, ecco, per me è un grande momento di gratificazione.
MKM: Periodicamente tieni corsi di formazione inerenti alla mimica e gestualità. Chi sono i tuoi allievi?
Charlie: I miei laboratori dove insegno gestualità, mimica e clowneria, accolgono ogni genere di persone: bambini, giovani, uomini e donne di qualsiasi età. La propongo a tutti coloro che vogliono perfezionarsi o anche solo comprendere la mia forma d’arte. Mi piace che alla fine di ogni corso a loro rimanga un po’ di me.
MKM: In futuro vedi qualcuno che possa percorrere la tua carriera artistica?
Charlie: In tutta onestà, per ora non vedo nessuno. La mia è un’arte un po’ diversa dalla sola mimica pura. Soprattutto ci vuole costanza.
Quando ho iniziato io non c’erano tutte le “distrazioni” che ci sono oggi e quindi adesso è più difficile trovare chi abbia l’interesse e la voglia di dedicarsi con spirito di sacrificio ad un’arte complessa, che ha bisogno di molto allenamento e tanta passione.
Da giovane mi dicevo che a 40 anni avrei smesso; invece, mi ritrovo a 70 ancora a inventare, costruire, provare e riprovare e poi ad esibirmi sul palco.
MKM: Cosa rispondi a chi critica la tua forma d’arte, considerandola teatrino da anni ’50?
Charlie: Capisco che la mia è un’arte di nicchia…il mimo richiama sempre una figura malinconica e triste, ma nei miei spettacoli cerco di dare anche un’impronta comica, gioiosa, per non appesantire le performance.
Magari la gente preferisce il teatro comico puro e capisco chi abbia più difficoltà a capire la mia. Per questo, nel tempo, alla mimica pura ho aggiunto la musica, le canzoni, i balletti, la recitazione. Il teatro-canzone, appunto, che è quello che propongo insieme ai miei colleghi della Compagnia Strapalco.
MKM: Hai un legame strettissimo con il Rex – praticamente la tua seconda casa – ed il suo pubblico ti segue numeroso ogni qualvolta proponi uno spettacolo. Ci spieghi com’è nato il fortunato connubio Charlie-Rex?
Charlie: Presto detto. Sono nato a poche centinaia di metri dal Rex. Entravo a vedere il cinema dalla prima all’ultima proiezione, al punto di farmi chiudere dentro!
I miei primi spettacoli li ho presentati qui, spesso con il sold out, come succede quasi sempre anche adesso. La rassegna “E qualcosa rimane”, giunta ormai al decimo anno, ne è un esempio.
Spero che il Rex (ndr. la sala cinema-teatro più vecchia di Padova) viva ancora per molte stagioni…per me sarebbe una perdita enorme non potermi più esibire qui. Il Rex è parte di me stesso, il Mimo Charlie si identifica col Rex.
MKM: Sei un giovanotto che ha appena compiuto 70 anni, ti diverti e fai divertire il pubblico col teatro canzone insieme ai colleghi della Strapalco; organizzi da 10 anni con successo la rassegna “E qualcosa rimane”. Quali sono i tuoi progetti per quando sarai grande?
Charlie: I progetti più immediati sono quelli di proporre ancora dei laboratori formativi. In estate replicheremo “Domenico Sputo, in arte Lucio Dalla”, lo spettacolo su cantautore bolognese alla Corte Benedettina di Legnaro.
Con il regista Ernesto Aufiero c’è l’idea di mettere in piedi un teatro-cabaret…e poi c’è sempre la rassegna EQR che spero di programmare per l’undicesima volta come direttore artistico…ma devo anche fare i conti con l’età che avanza…
Ringraziamo e lasciamo andar via il Mimo Charlie, alle prese con le ultime prove dello spettacolo “Tre per Uno” che andrà in scena al Rex sabato 15 marzo, senza tuttavia augurarci che non appenda i guanti bianchi al chiodo, ma continui ad allietarci con le sue performance ancora per molto tempo, perché possano appassionare e coinvolgere chi, come lui, abbia la voglia e l’entusiasmo di portare avanti la sua arte silenziosa che, con garbo, entra da 51 anni nei nostri cuori.